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martedì 1 novembre 2016

PAOLO CANTU' - INTERVISTA SU THE NEW NOISE

INTERVISTA  E LIVE REPORT SU "THE NEW NOISE"
Di Nazim Comunale



Makhno è l’ultimo alias artistico di Paolo Cantù (Tasaday, Six Minute War Madness, A Short Apnea). Mezzo secolo portato benissimo, con la voglia ancora di muoversi in avanti… Qui l’intervista e il live report in occasione del suo concerto, tappa del The Art Of The Crazy Tour, dove ha girato Italia e Germania assieme ad Hysm? Duo.
Calcio d’inizio: sei autodidatta, ho letto. Mi racconti come-dove-quando hai iniziato a suonare, e i primi ascolti, e se a Beccalossi preferivi il post-punk?
Makhno: Ho la fortuna di aver avuto fin da piccolo in casa delle chitarre, soprattutto da un certo punto in poi, anche una chitarra elettrica e un ampli valvolare (chitarra Hofner / ampli FBT) e questo grazie a mio fratello maggiore che ha otto anni più di me. Quindi fin da quando avevo sei-sette anni ho cominciato a “manipolare” lo strumento (manipolare, perché suonarla è un’altra questione…). Stessa cosa per quanto riguarda gli ascolti. Tanti 45 giri, un registratore, inizialmente a bobine e poi cassette. Fine anni Sessanta, quindi la musica che girava in casa era dai Beatles agli Stones, via via col tempo Who, Hendrix, Deep Purple, Pink Floyd, Genesis, King Crimson… Insomma, musicalmente un’infanzia felice, tutto quello che si può immaginare della musica di quegli anni e di quelli successivi. Poi, da adolescente, la folgorazione del punk, anche se in anni leggermente postumi, quindi in epoca più post punk/new wave, ‘79/’80 (anche perché nel 1976 di anni ne avevo dodici…). Ho amato Beccalossi, anche se giocavo in porta e da piccolo il mio idolo era Yashin (mai visto una volta giocare, ma alle elementari era l’idolo di tutti gli aspiranti portieri). Comunque in quegli anni a Beccalossi (e Bordon) preferivo il post-punk....

ARTICOLO COMPLETO QUI: THE NEW NOISE

lunedì 26 settembre 2016

UNCODE DUELLO WALLACE SESSIONS

UNCODE DUELLO LIVE@WALLACE 5YO PARTY
BLOOM MEZZAGO 26/09/2004 - FREE DOWNLOAD


Mentre la Wallace Records festeggiava i 5 anni al Bloom di Mezzago, Uncode Duello muoveva i primi passi. Era il 26 settembre 2004 e sul palco del cinema si presentano Paolo Cantù con batteria, chitarra, sanza e clarinetto e Xabier Iriondo con chitarre e cordofono preparato. In questa unica traccia di trenta minuti ci sono già tutti gli elementi che andranno a definire il poliedrico suono del duo, di li a poco fotografato nel primo omonimo album.

While Wallace Records was celebrating 5 years at Bloom in Mezzago, Uncode Duello was in its birth days. It was September 26, 2004: on the cinema stage Paolo Cantù with drums, guitar, sanza and clarinet. Xabier Iriondo with guitars and prepared chordophone. In this thirty minutes live track there are  all the elements that will define the multifaceted sound of the duo, then soon photographed in the first self titled album

mercoledì 7 settembre 2016

MAKHNO@TENDENZE FESTIVAL PIACENZA

                VENERDI 16/09 - MAKHNO -  ORE 21.30
                 TENDENZE FESTIVAL - Spazio 4 - Via A. Manzoni 21 PIACENZA

domenica 24 gennaio 2016

RECENSIONE DI "MAKHNO / THE THIRD SEASON"

SANDS ZINE click here

Era una terra di nessuno, stesa fra il morente zarismo e il nascente bolscevismo, quella in cui agiva Nestor Makhno.
Allo stesso modo lo è quella in cui scorrazza il progetto solitario di Paolo Cantù che, in piena libertà, si incastona fra post punk e noise. Ma, a differenza dell’anarchico russo che dovette combattere su due fronti, il coleottero lombardo flirta con i due, e anche con altri, vicini di casa.
“The Third Season” in realtà è una seconda stagione che fa seguito alla primavera di “Silo Thinking” e, come tale, appare asciutto e torrido. È una falce che mozza la testa al grano, un martello che deflagra picchiando sull’incudine, un’onda marina che spazza la battigia e schiaffeggia le rocce. È l’industrial che, raggiunta l’età matura, si fonde con la tradizione rock. C’è una forza primitiva, viscerale e selvaggia in tutto questo: Jerry Lee Lewis che pesta con i piedi la tastiera, Hendrix che violenta la chitarra, F.M. Einheit che spacca mattoni …
Cantù potrà apparire accidioso in questa sua sdegnosa solitudine, il solo Ciappini è chiamato a prestare la voce in Avevo cose da dire, ma in realtà è solo figlio di tempi nei quali ogni idea collettiva è prossima al collasso.
Non so se sia il caso di attendere anche l’esplosione di colori dell’autunno e la temperatura glaciale dell’inverno, perché è probabile che oltre il tempo delle mele non vi sia realtà futura.
Da segnalare, segno di grande stima nei confronti di Cantù, la fenomenale cordata che ha preso parte alla produzione del disco.